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“La gelosia è normale e salutare. La gelosia nasce dal fatto che i bambini amano”

D.W. Winnicott

 

Quando mamme e papà scoprono di essere in attesa del secondogenito, spesso, tra le varie emozioni sperimentate, troviamo anche la preoccupazione per la reazione del figlio/a più grande.

Oggi, infatti, i genitori in genere sono molto attenti alle emozioni dei bambini: frequentemente si dispiacciono quando i loro figli provano emozioni spiacevoli e vorrebbero evitargliele il più possibile.

Ahimè, le emozioni “spiacevoli” non possono essere eliminate dalla vita ed è, anzi, molto importante che i bambini, fin da piccoli, siano aiutati dagli adulti di riferimento a sviluppare la loro competenza emotiva (ovvero la capacità di riconoscere, comprendere, esprimere e regolare le proprie e altrui emozioni). Ciò significa che essi hanno bisogno di entrare in contatto con TUTTI i loro stati emozionali e, sotto la guida adulta (specialmente nei primi anni di vita), impareranno a “maneggiarli”, nel tempo.

Quando nasce un fratellino/sorellina, tipicamente il figlio maggiore teme di perdere l’amore e l’attenzione esclusiva  di mamma, papà, nonni e degli altri adulti importanti per lui. Amore e attenzione rappresentano un bisogno primario per i bambini (e non solo!) ed è per questo che essi spesso hanno reazioni emotive intense di fronte ad un evento che frequentemente viene vissuto come una minaccia alla propria sopravvivenza.

 

Un punto di vista antropologico sulla gelosia

Le emozioni sono un patrimonio che ci viene fornito in dotazione fin dalla nascita in quanto si tratta di strumenti basilari per sopravvivere, adattarci all’ambiente, relazionarci gli uni con gli altri.

Tutte le emozioni servono e sono utili, comprese quelle che la nostra cultura etichetta come “negative” [1].

In realtà le emozioni non sono negative né positive. Semplicemente sono, e dobbiamo poter accedere a tutte le sfumature emotive per vivere una vita piena.

Anche la gelosia, quindi, come tutte le emozioni, ha una sua funzione adattiva.

Carlos Gonzales, famoso pediatra, ci illustra in queste parole un punto di vista diverso rispetto al valore della gelosia per la sopravvivenza della specie:

Se i genitori si prendessero cura solo di un figlio e dimenticassero l’altro, quest’ultimo se la passerebbe molto male. Pertanto, quando nasce un fratellino, la reazione logica e normale del bambino è fare il necessario per ricordare ai genitori  ‘Ehi, guarda che son qui!’. Cioè richiamare l’attenzione. La motivazione non è cosciente. Il bambino non pensa: ‘Devo ricominciare a farmi la pipì addosso, a fare i capricci e a balbettare, perché così i miei genitori mi presteranno più attenzione’. No, il bambino fa queste cose perché, nel corso di migliaia di anni, i bambini che richiamavano l’attenzione facendo cose del genere, hanno avuto maggiori possibilità di sopravvivere e i loro geni si sono diffusi sulla Terra[2].

La trovo una chiave di lettura interessante sui comportamenti regressivi,  tipici dei bambini in situazioni come questa!

La gelosia, quindi, è assolutamente normale, una reazione emotiva appropriata nel caso di un evento come la nascita di un fratellino/sorellina.

D’altronde, noi come ci sentiremmo se il nostro partner ci dicesse: “sei così meravigliosa e ti amo così tanto che desidero avere un’altra compagna come te” e  portasse a casa un’altra donna per vivere “in armonia”tutti  insieme???!!  ;-)))

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

 

[1]Pensiamo, per esempio,  al valore fondamentale della paura, senza la quale ci saremmo già estinti!!

[2] C. Gonzalez, “Besame mucho”, ed. Coleman, Catania, 2005