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AIUTARE I BAMBINI A CAPIRE LE EMOZIONI: UNA CHIAVE PER LO SVILUPPO 

traduzione a mia cura da Helping toddlers understand emotion key to development

1-SEP-2015

La semplice strategia di aiutare i bambini a comprendere le emozioni può ridurre le problematiche comportamentali in futuro: è quanto emerso da uno studio federale finanziato e portato avanti da ricercatori dell’Università dello stato del Michigan.

Lo studio, pubblicato nel numero di settembre 2015 del “Journal of developmental and behavioral pediatrics” potrebbe aiutare coloro che hanno più bisogno. I bambini a maggior rischio, in particolare quelli che hanno più problemi comportamentali e provenienti dalle famiglie più svantaggiate, hanno beneficiato più degli altri dell’insegnamento emotivo avuto dalle loro madri.

Holly Brophy-Herb, dell’università del Michigan e principale conduttrice dello studio, ha detto: “Le evidenze offrono buone prospettive per una strategia pratica ed a basso costo utile a supportare i bambini a rischio nello sviluppo socio-emotivo e per ridurre i problemi comportamentali“.

La ricerca, parte di un più ampio studio finanziato dall’americano Department of Health and Human Services, ha coinvolto 89 bambini (dai 18 mesi ai 2 anni) provenienti da famiglie a basso reddito a loro volta coinvolte nei programmi di prevenzione precoce. Alle madri veniva chiesto di guardare un libro senza parole con i loro bambini. Il libro includeva diverse espressioni emotive come illustrazioni che raffiguravano una bambina che perdeva e poi ritrovava un animale domestico.

Brophy-Herb e le sue ricercatrici si sono focalizzate sul lavoro di  “traduzione emotiva” delle madri con il proprio bambino. Ciò ha coinvolto non solo il nominare le emozioni (per esempio, “triste”) ma anche l’evidenziare il contesto (per esempio, “lei è triste perché ha perso il suo uccellino”), collegando il tutto alla quotidianità del bambino (per esempio, “ricordi quando hai perso il tuo orsacchiotto ed eri triste?”).

Durante una visita di  follow-up presso queste famiglie, circa 7 mesi dopo, le ricercatrici hanno trovato pochi problemi di tipo comportamentale nei bambini più a rischio. Brophy-Herb ha detto che ciò avviene grazie al fatto che la “traduzione emotiva” agisce come uno strumento che i bambini possono iniziare ad utilizzare per gestire le emozioni e quindi gradualmente utilizzare semplici parole per dire i propri stati emotivi, bisogni e desideri, anziché agirli fisicamente.

Aiutare i bambini, fin da piccoli, a comprendere le emozioni può quindi rivelarsi una strategia da usare continuativamente, con effetti a lungo termine, ha detto Brophy-Herb. I genitori possono parlare coi bambini delle loro emozioni pressoché in qualsiasi momento – in un breve percorso in auto, per esempio, o persino in coda al supermercato. “Nel tempo, queste mini-conversazioni si trasformano in un ricco patrimonio di esperienze per il bambino“.

Il lavoro sulle emozioni può essere ancora più significativo per quelle famiglie che affrontano molteplici fattori di stress, compreso lo svantaggio economico. Bambini molto piccoli in famiglie svantaggiate sono a maggiore rischio nell’assorbimento dei vocaboli rispetto ai bambini della classe media e alta. Come ha indicato lo studio dell’Università del Michigan, le madri svantaggiate hanno ingaggiato maggiori conversazioni con un linguaggio di alta qualità con i loro figli, lavorando sulle emozioni con loro.

Come minimo, dice lo studio, l’informazione sull’importanza del lavoro sulle emozioni potrebbe essere disponibile negli ambulatori dei pediatri, come parte di un più grande sforzo per incrementare e diversificare il linguaggio tra genitori e figli.