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“I bambini non vogliono che diciamo loro di non aver paura; i bambini vogliono che insegniamo loro come affrontarla e superare quello che li spaventa”[1]

 

Nella prima parte di questo articolo abbiamo parlato in generale della paura. In questa seconda parte, per motivi di spazio, non affrontiamo i motivi ed i significati delle diverse paure, ma ci focalizziamo su come approcciare, in generale, i bambini quando manifestano tale emozione.

I bambini provano paure diverse, alcune tipiche dell’età  (come, per esempio, la paura del buio, di mostri e fantasmi, del dottore, dell’abbandono) , altre soggettive (derivanti dall’esperienza personale) e, talvolta,  altre acquisite dai genitori (se, ad esempio,  la mamma ha paura dei cani, probabilmente anche il bambino svilupperà lo stesso timore).

In prima battuta, è importante che l’adulto si rapporti alle paure del bambino con empatia, apertura mentale ed atteggiamento di ascolto. E’ anche importante che si mantenga interiormente saldo e tranquillo di fronte al piccolo.  Come abbiamo detto, la paura è normale e il fatto che il bambino la provi è del tutto naturale e sano. Non c’è bisogno di allarmarsi, agitarsi, drammatizzare la situazione. Infatti, “se anche il genitore è agitato, dentro al bambino crolla ciò che lo sostiene e, a questo punto, si sente in preda a una realtà terribilmente minacciosa. Se il mondo esterno atterrisce anche i suoi genitori significa che ciò che sta succedendo è veramente terrificante[2].  Il bambino ha bisogno di sentire che i suoi adulti di riferimento sono più forti delle sue paure e che lui quindi può contare su qualcuno che sa mantenere il controllo della situazione.

Altro atteggiamento importante è quello di dare importanza a qualsiasi paura del bambino, anche se l’oggetto della stessa ci sembra banale o assurdo, in modo che egli non si senta svalutato, giudicato, deriso o sbagliato per ciò che prova, ma si senta legittimato, riconosciuto e compreso.

Si tratta perciò di ascoltare il bambino e di dare un nome, una forma, a ciò che prova attraverso il rispecchiamento emotivo: “Hai paura del buio? E’ normale, sai. Tanti ne hanno paura. Che cosa temi del buio?”. In questo modo si può aprire un dialogo con il bambino, farlo sentire capito e ascoltato.

“La trasformazione delle paure intollerabili in timori  con cui convivere è resa infatti possibile dalla mente dei genitori che, generosa, si presta con continuità a fare da contenitore a ciò che è insopportabile per il bambino per poi permettergli di recuperarlo, ripensato e risistemato, in forme più gestibili“.[3]

Può essere anche molto utile parlare di sé, di quando si era bambini con le stesse paure o simili e di come esse sono state affrontate e superate. Ai piccoli piace molto quando i grandi raccontano di quando erano bambini. Attraverso questa testimonianza, il bambino può trovare conforto del fatto di non essere l’unico a provare ciò che prova e che quella paura può essere affrontata e gestita: qualcun altro prima di lui ce l’ha già fatta!

Attraverso l’ascolto e il dialogo, quindi, l’adulto aiuta il bambino a mettere parole sui suoi vissuti, a dargli una cornice, affinché essi siano contenuti e resi pensabili, “digeribili”. In questo modo, nel tempo, il bambino può diventare autonomo nella gestione delle sue emozioni, imparando a “lavorarle” con la sua mente grazie all’esempio positivo fornito dagli adulti di riferimento.

Oltre a quanto detto fin qui, è importante che gli adulti evitino di:

– negare l’emozione dicendo al bambino che non deve avere paura o che non c’è nulla di cui avere paura. La vera rassicurazione non passa dal negare le paure, ma dall’accoglierle, ascoltarle e dotare il bambino di strumenti per maneggiarle;

– razionalizzare le paure, spiegando che, per esempio, i fantasmi non esistono. Per il pensiero magico del bambino, se qualcosa non è visibile certo non significa che non esiste! Si sa che i fantasmi sono invisibili!!!

– deridere il bambino per le sue paure;

– prendere la paura di petto con un approccio troppo diretto. Per esempio, se il bambino ha paura di entrare in piscina, evitare di prenderlo di peso e buttarlo nell’acqua!

– essere iperprotettivi ed eccessivamente apprensivi, rafforzando così il timore del bambino e facendolo sentire non in grado di affrontare le sue paure;

– respingere le richieste di aiuto del bambino facendolo sentire da solo.

 

Dopo aver legittimato il vissuto del bambino ed averlo accompagnato a riconoscere, nominare e comprendere ciò che prova, l’adulto può aiutarlo nell’imparare delle strategie di regolazione dell’emozione.

Nel caso della paura, sono diverse le risorse che si possono mettere in campo, anche molto pratiche, per bambini nella fascia di età 0-6 anni. In particolare, il gioco, le storie, le fiabe e le attività espressive si prestano in maniera egregia a diventare efficaci strumenti di supporto. Per esempio:

– drammatizzare con peluches o bambole, burattini, animali etc le paure del bambino, creando una storia a riguardo;

– leggere o raccontare fiabe e favole. Nelle fiabe, le paure e le fatiche dei bambini nel loro processo di crescita sono espresse simbolicamente con un linguaggio che loro colgono facilmente sul piano inconscio. Esse quindi, parlano una lingua per loro comprensibile e, grazie all’identificazione col protagonista, i bambini imparano che la vita è fatta di problemi, difficoltà, sfide ed ostacoli che si possono superare e vincere, anche grazie all’aiuto degli altri;

– invitare il bambino a fare un disegno della sua paura. In questo caso, non ci interessa che la rappresentazione grafica sia realistica e veritiera. Il bambino può benissimo esprimersi in qualsiasi modo gli venga in mente. Non commentiamo né giudichiamo la sua opera, ma accogliamola, di qualsiasi forma o colore essa sia. Attraverso il disegno, il bambino può mettere fuori di sé la sua paura, guardarla, padroneggiarla. Dopo aver disegnato la paura possiamo invitare il bambino a decidere se desidera tenere il disegno per sé (per esempio in una scatola magica ad hoc)  o se preferisce darlo a noi affinché lo conserviamo al sicuro, oppure ancora se (in modo catartico) preferisce distruggerlo facendolo, per esempio, a pezzi.  Queste stesse indicazioni possono essere utilizzate anche invitando il bambino a modellare le proprie paure con  la creta, la plastilina, il pongo, la pasta di pane, etc;

– usare il massaggio per rilassare e rasserenare il bambino. Il contatto fisico stimola nel nostro cervello la produzione di endorfine e ossitocina che possiedono un naturale effetto calmante. Anche “semplicemente” abbracciare il bambino è importante: soprattutto nei primissimi anni di vita, le braccia dei genitori sono per i piccoli il posto più sicuro al mondo. In maniera molto rapida ed efficace, quindi,  si può aiutare il bambino ad affrontare la sua paura prendendolo in braccio. Per esempio, se lui ha paura dell’aspirapolvere, tenendolo in braccio ed avvicinandosi ad esso si può aiutarlo ad affrontare un oggetto che, da solo, non riuscirebbe ad approcciare;

–  utilizzare amuleti, talismani, “magie” e rituali. I bambini, per i primi 6 anni di vita, hanno un pensiero cosiddetto magico[4], per cui fornire, ad esempio, una speciale pietra che tiene lontani i fantasmi si può rivelare un valido ausilio nell’affrontare la propria paura. Oppure, per esempio,  nel caso della paura dei mostri, invece che cercare di convincere il bambino che questi non esistono, creare uno speciale “spray scacciamostri”[5] da spruzzare in camera prima di dormire e che ha il potere di tenerli tutti lontani. Oppure ancora inventare delle formule magiche e dei rituali “scaccia paura”.

Tanti altri spunti potete trovarli in “Brrr che bello spavento!” e in “Come capire e superare le paure dei bambini.

Riepilogando, è importante che in primis l’adulto accolga il bambino e la sua paura, ascoltandolo e legittimandone il vissuto: “Nessuno è disposto ad aprire il proprio cuore se non si è certi che l’altro è in ascolto”[6]Poi che lo aiuti a riconoscerla, nominarla, comprenderla, esprimerla  e regolarla in modo che egli impari a maneggiarla, senza reprimerla né rimuoverla o negarla.

 

Silvia Iaccarino

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

 

[1] E. Rossini/E. Urso, “I bambini devono fare i bambini”, ed. BUR, Milano, 2016

[2] F. Berto/P. Scalari, “Paure. Bambini spaventati. I genitori possono rassicurarli?” ed. Armando, Roma, 2002

[3] ibidem

[4]questo tipo di pensiero è permeato di animismo, attribuisce cioè sentimenti, volontà, possibilità di azione a tutti gli altri esseri del mondo, anche a quelli inanimati.” G. Sparnacci https://www.uppa.it/psicologia/il-pensiero-magico-del-bambino/

[5] vedi gioco nr. 25 su “Brrr che bello spavento!” di M. Stefenhofer, ed. La Meridiana, Molfetta, 2003

[6] L. J. Cohen, “Le paure segrete dei bambini. Come capire e aiutare i bambini ansiosi e agitati“, ed. Urrà Feltrinelli, Milano, 2015