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del Dr. Perri Klass, M.D.

Traduzione a mia cura da BEDTIME STORIES FOR YOUNG BRAINS (articolo del New York Times, pubblicato il 17 agosto 2015)

 

Poco più di un anno fa l’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un documento programmatico il quale afferma che tutte le cure pediatriche di base dovrebbero promuovere la lettura, fin dalla nascita dei bambini.

Ciò significa che i pediatri dovrebbero abitualmente informare i genitori [1] circa l’importanza di leggere ad alta voce anche a bambini molto piccoli. Il documento, che ho scritto insieme alla Dr. Pamela C. High, include una rassegna relativa ad ampie ricerche sulla connessione tra crescere con i libri e la lettura ad alta voce, il successivo sviluppo del  linguaggio ed il successo scolastico.

Ma mentre sappiamo che leggere ai bambini piccoli è associato a esiti positivi di sviluppo, al momento c’è una comprensione solo limitata di quale sia il meccanismo per cui ciò accade. Due nuovi studi esaminano le inaspettate e complesse interazioni che avvengono quando mettiamo un bimbo sulle nostre ginocchia e apriamo un albo illustrato.

Questo mese, la rivista Pediatrics ha pubblicato uno studio che ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale per indagare l’attività del cervello in bambini dai 3 ai 5 anni mentre ascoltavano storie appropriate alla loro età. I ricercatori hanno riscontrato differenze nell’attivazione cerebrale in base a quanto i bambini erano esposti alla lettura nel loro contesto domestico.

I bambini i cui genitori riportavano maggior tempo di lettura a casa e maggior presenza di libri, mostravano una significativa e più rilevante attivazione nelle aree del cervello in una regione dell’emisfero sinistro chiamata corteccia parietale-temporale-occipitale. Questa area cerebrale è  “una regione spartiacque deputata all’integrazione multisensoriale, all’integrazione del suono e agli stimoli visivi” ha detto l’autore principale dello studio, Dr. John S. Hutton, un ricercatore clinico al Cincinnati Children’s Hospital Medical Center.

Questa regione del cervello è nota per essere molto attiva quando i bambini più grandi leggono in autonomia, ma il Dr. Hutton evidenzia che si attiva anche quando i bambini piccoli ascoltano le storie. Una novità dello studio riguarda il fatto che i bambini più esposti a libri e lettura a casa, hanno mostrato una più evidente e significativa attività nelle aree del cervello che processano le associazioni visive, anche quando essi ascoltavano solo le storie senza vedere alcuna immagine.

Quando i bambini ascoltano le storie, immaginano con l’occhio della mente ciò che accade nel racconto” ha detto il Dr. Hutton.  “Per esempio, ‘la rana è saltata sopra il ceppo’: ho già visto una rana e un ceppo prima. Come appaiono?”.

Il differente livello di attivazione cerebrale, ha detto il Dr. Hutton, fa presupporre che i bambini che hanno una maggiore pratica nella creazione di queste immagini visive, quando guardano albi illustrati e quando ascoltano le storie possono sviluppare, in età successive, abilità che li potranno aiutare a creare immagini e storie a partire dalle parole.

Ciò li aiuta a comprendere come le cose appaiono e può supportarli nella transizione ai libri senza figure” ha detto lo studioso. “Queste abilità aiuteranno i bambini successivamente ad essere migliori lettori perché avranno sviluppato quella parte del cervello che aiuta a vedere cosa sta succedendo nelle storie”.

Il Dr. Hutton ipotizza che il libro possa anche stimolare la creatività in un modo che i cartoni e altri contenuti visibili sugli schermi non possono fare.

Quando noi mostriamo ai bambini il video di una storia, depotenziamo un po’ queste abilità?” si chiede il Dr. Hutton. “Li stiamo allontanando da questo lavoro mentale? Loro non devono immaginare la storia, perché essa è già pronta all’uso”.

Sappiamo come è importante che i bambini piccoli ascoltino il linguaggio e che essi necessitano di ascoltarlo dalle persone e non dagli schermi. Sfortunatamente, vi sono sensibili disparità rispetto alla quantità di linguaggio che i bambini  ascoltano – come notoriamente dimostrato in uno studio del Kansas il quale ha evidenziato che i bambini poveri hanno sentito milioni di parole in meno rispetto agli altri all’età di 3 anni.

Leggere ai e con i bambini può ampliare la quantità di linguaggio che ascoltano più che solo parlando loro. Ad agosto, Psychological Science ha riportato di ricercatori che hanno studiato il linguaggio contenuto nei libri illustrati. Essi hanno messo insieme una selezione di raccomandazioni degli insegnanti, i best seller di Amazon e altri libri  (storie della buonanotte ndt ) che i genitori spesso leggono prima che i bambini dormano.

Comparando il linguaggio dei libri al linguaggio usato dai genitori durante le conversazioni coi bambini, i ricercatori hanno evidenziato che i libri illustrati contengono un maggior numero di parole “rare” che solitamente non si usano nel dialogo coi piccoli.

I libri contengono un set differente di parole rispetto ai discorsi rivolti ai bambini”, ha detto il principale autore della ricerca, Jessica Montag, dell’Università della California, a Riverside. “Questo ci porta a pensare che i bambini ai quali si legge molto ascoltano un vocabolario che i bambini ai quali non si legge probabilmente non ascoltano”.

Quindi, leggere libri illustrati con i bambini piccoli può significare che essi ascoltano più parole, mentre, allo stesso tempo, i loro cervelli fanno pratica con la creazione di immagini mentali associate a tali parole, con frasi più complesse, con versi e rime che sono presenti anche in storie semplici.

Ho passato molto tempo nella mia carriera lavorando con Reach Out and Read [2], che lavora attraverso gli operatori sanitari per incoraggiare i genitori a divertirsi coi libri insieme ai loro bambini in età prescolare. Quest’anno, il nostro programma elargirà 6,8 milioni di libri (molti a bambini in condizione di povertà) insieme ad una guida, a più di 4,5 milioni di bambini ed ai loro genitori.

Gli studi di Reach Out and Read mostrano che i genitori i quali partecipano al programma leggono di più e il vocabolario dei bambini in età prescolare si arricchisce quando i genitori leggono di più.

Sono affascinato dal modo in cui la ricerca sta evidenziando la complessità e i meccanismi sottostanti di qualcosa che sembra così facile, naturale e semplice come la lettura ad alta voce. Quando portiamo i libri e leggiamo nei checkup, aiutiamo i genitori a interagire coi loro bambini e aiutiamo i bambini ad imparare.

Il Dr. Hutton ha detto: “Penso che abbiamo compreso come la lettura in età precoce sia più di una attività gradevole da fare coi bambini. Essa riveste un ruolo veramente importante nella costruzione dell’architettura cerebrale che serve ai bambini per transitare dal verbale al leggere”.

E, come sa qualsiasi genitore che legge le storie della buonanotte ai propri bambini, tutto ciò accade in un contesto faccia a faccia, pelle a pelle, in un mix essenziale di sicurezza, comfort e ritualità. E’ questo che fa chiedere ai bambini di leggere la stessa storia ancora, ancora e ancora ed è la ragione per cui i genitori si commuovono (soprattutto quelli con figli grandi) quando si imbattono in un libro che hanno letto loro quando erano piccoli.

 

 

 

[1] Alcuni stralci dell’articolo presente nel link: “Nel dispensare suggerimenti sull’allattamento al seno e sull’immunizzazione, i medici diranno ai genitori di leggere ad alta voce ai loro bambini fin dalla nascita, in accordo con una nuova politica dell’American Academy of Pediatrics. (…) E’ la prima volta che l’Academy, la quale ha dato indicazioni in merito a quanto allattare i bambini e raccomanda di tenerli lontani dagli schermi fino a 2 anni, ha ufficialmente preso posizione sulla precoce alfabetizzazione. (…) Le ricerche evidenziano che molti genitori non leggono ai loro bambini così spesso come i ricercatori e gli educatori ritengono opportuno affinché essi sviluppino i pre-requisiti utili ad un maggior successo scolastico. (…) Il gruppo di pediatri spera che incoraggiando i genitori a leggere spesso e presto, essi possano aiutare a ridurre le disparità accademiche tra bambini che provengono da contesti a basso reddito e ad alto reddito, così come tra i gruppi razziali.”

 

[2] Il corrispettivo di “Nati per Leggere” negli Usa