/****** Font Awesome ******/ /****** Collapsing Nested Menu Items | Code by Elegant Themes ******/

UN LIBRO IMPERDIBILE PER I BAMBINI DA 0 A 3 ANNI: “DOV’E’ SPOTTY?”

di E. Hill, ed. Fabbri, Milano, 2011

Questo libro è, secondo me, un must che non dovrebbe mancare nella libreria di casa e del Nido. Adatto a tutti i bambini per la semplicità del testo e delle figure, “Dov’è Spotty” tratta in modo leggero, interattivo e divertente il tema del distacco.

E’ ora di mangiare, mamma Sally ha già esaurito il suo pasto mentre la ciotola del suo cucciolo Spotty è piena, ma lui non c’è: dove sarà mai quel “birichino”? I bambini vengono quindi implicitamente invitati a seguire mamma Sally alla ricerca di Spotty, dietro diverse alette : sarà dietro la porta? No! C’è l’orso che mangia il miele! Forse nella pendola? No! C’è il serpente! E così via, fino a che la tartaruga nascosta sotto il tappeto suggerisce a mamma Sally di guardare nel cesto dove, FINALMENTE, ecco Spotty, che ora può fare la pappa!

“Dov’è Spotty” è un libro che entusiasma i bambini per la sua semplicità ed interattività. Essi memorizzano presto gli animali nascosti dietro le varie alette e si divertono ad anticipare chi vi è celato, traendone una profonda rassicurazione. Il libro favorisce così anche lo sviluppo ed il consolidamento della permanenza dell’oggetto, come il gioco del cucù e del nascondino.

Dal punto di vista emotivo, il libro ribalta la prospettiva del distacco, perché questa volta è il bambino che si allontana e si nasconde volontariamente, dominando quindi la situazione e sperimentando “l’essere cercato”, ovvero esistere nel pensiero  e nel desiderio dell’altro, della mamma in particolare, condizione essenziale per il suo sano sviluppo psicologico: “Ho bisogno di essere nel tuo sguardo, nel tuo desiderio e pensiero  per crescere”. Infatti, “l’esistenza di un individuo non è decisa dalla fisicità del suo corpo, ma dalla sua presenza nel pensiero degli altri” (R. Quaglia) e “io esisto perché sono stato pensato da un altro, perché ho trovato me stesso pensato nella mente dell’altro” (I. Castelli)