/****** Font Awesome ******/ /****** Collapsing Nested Menu Items | Code by Elegant Themes ******/

Qui di seguito un mio articolo pubblicato su Mondo 0-3 numero 4-2014 del marzo/aprile 2014

 

Il gioco sensomotorio si caratterizza per la presenza di brusche rotture toniche e di sollecitazioni intense che si esprimono con corse, salti,rotolamenti, cadute, equilibri e disequilibri. In generale, è presente un coinvolgimento corporeo intenso sia sul piano emotivo che fisico: il corpo viene usato per conoscere il mondo e conquistarlo; al bambino non interessa il risultato della sua azione, quanto piuttosto l’intenso piacere di essere dentro il movimento e di sperimentare il proprio corpo nelle sue potenzialità.

Spesso questo gioco non viene percepito dagli adulti come gioco, ma come semplice “movimento” fine a se stesso. In realtà, da circa 18 mesi fino ai 7-8 anni, il gioco sensomotorio ha un’importanza significativa nello sviluppo del bambino e nella sua esperienza di sé.

Attraverso quest’attività il bambino arriva a sentirsi autonomo, indipendente e acquisisce la consapevolezza di essere un corpo intero e integro.

Il motore del gioco è il piacere fisico ed emotivo derivante dal movimento che porta alla ricerca continua dello stesso. Gli psicomotricisti lo definiscono centripeto (diretto verso di sé) oppure centrifugo (diretto verso l’esterno). Nel primo caso abbiamo giochi di contatto con se stessi, sensazioni propriocettive e cinestesiche; nel secondo caso, il movimento è attuato per conoscere cose nuove, a scoprire lo spazio e il mondo oggettuale.

Entrambi possono essere settoriali (coinvolgendo solo alcuni segmenti corporei) o globali attraverso l’interezza del corpo del bambino).

Nel gioco sensomotorio, in generale, è importante che l’adulto:

  • strutturi un ambiente favorevole a permettere l’esperienza;
  • colga l’attività del bambino in modo positivo e la sostenga.

 

IL SIGNIFICATO DI ALCUNI GIOCHI SENSOMOTORI

 

Equilibrio/disequilibrio: dopo i 18 mesi, il bambino sfida la gravità, perdendo in modo controllato l’equilibrio. Emotivamente, questo gioco sembra rimandare alla sperimentazione del piacere e della fiducia di essere un corpo “tutto d’un pezzo”, indicando una certa sicurezza del bambino nel proprio corpo.

 

Dondolio prodotto dal bambino: rappresenta un’esperienza piacevole, sia fisicamente (sensazioni labirintiche) sia mentalmente, di perdita e ritrovamento dei riferimenti spaziali. Il piacere deriva anche dalla possibilità di avere un punto di appoggio come garanzia di sicurezza, favorendo così la fiducia in se stesso e negli altri, come sostegno.

 

Caduta: uno dei giochi preferiti dai bambini, compreso il girotondo. Impara a dominare la verticalità e l’orizzontalità alternandole. Dal punto di vista emotivo, il piccolo sviluppa fiducia nel suo corpo e nella  motricità, ritrovandosi “intatto” dopo la caduta.

 

Capovolta: sperimentata soprattutto tra i 2 e 3 anni. Il bambino che ama fare le capriole a volte sembra volerci comunicare che “posso perdere i punti di riferimento perché so che poi mi ritrovo (anche senza l’aiuto di mamma e papà)”.

 

Giochi di spostamento: al bambino interessa esercitare il proprio movimento nello spazio in tutti i modi possibili e con diversi oggetti, sperimentando la potenza del proprio corpo e l’autoefficacia.

 

Rotolare: naturale evoluzione dello scivolamento, rappresenta un’esperienza di disorientamento-riorientamento, che rafforza il controllo su di sé.

 

Girare su di sé fino a perdere l’equilibrio (come nel girotondo): riguarda soprattutto i bambini dopo i 2 anni, quando il movimento può essere controllato. Il piacere del gioco viene dalla temporanea perdita del senso di equilibrio: il bambino mette alla prova la propria autonomia nel movimento e la capacità di recupero dopo la perdita dell’equilibrio.

 

Saltello a piè pari dopo i 2 anni: piacere di perdere (attimo di volo) e ritrovare il contatto col suolo. Il significato emozionale di questo gioco sembra rimandare alla capacità di perdere e ritrovare volontariamente un punto di appoggio con le proprie forze, confidando nel successo. Si evidenzia qui un buon grado di maturazione, di fiducia ed autostima del bambino.

 

Scontrarsi: tra 2 e 3 anni è uno dei giochi preferiti dai bambini è quello di scontrarsi coi pari con seguente caduta/risata. È un’evoluzione del gioco di lanciarsi tra le braccia dei genitori per poi liberarsi. Si consolidano la conoscenza di sé e le conquiste motorie precedenti: perdita di equilibrio e caduta.

 

Scavalcare: dai 18 mesi (si presenta quando c’è una buona coordinazione tra le varie parti del corpo). L’obiettivo di questo gioco risiede sia nel superare un ostacolo per raggiungere un obiettivo (e nella gioia di riuscirci),sia nello sperimentare sensazioni piacevoli di caduta. È preludio all’arrampicata e mantiene l’interesse anche in età successive.

 

Arrampicata: tra 2-3 anni. È un passaggio importante nella maturazione del bambino sia dal punto di vista motorio per la coordinazione richiesta dall’azione sia perché, arrampicandosi, il bambino sfida se stesso e il mondo, cercando di conquistarlo da una nuova posizione.

 

Salto verso il basso, che viene dopo la scalata: “retrocedo o salto”. Il bambino mette alla prova il proprio potere per vincere la forza di gravità e volare. A seguito dell’atterraggio, inoltre, sperimenta una aumentata consapevolezza dei propri limiti, il ritrovamento di sé (come corpo intero) e sviluppa il principio di realtà.

 

Penetrare cavità: il bambino prova un intenso piacere nell’infilare le dita ovunque, nei buchi propri e dell’ambiente. È una tendenza che si estende verso tutte le cavità piccole e grandi che il bambino trova intorno a sé. Tale attività sembra dare il piacere di conoscere l’ignoto (la cavità) e avere un dominio sul mondo circostante con l’occupazione dello spazio, penetrandolo.

 

Riempire e svuotare: oltre all’aspetto motorio, questa attività assume in certi momenti dello sviluppo una forte valenza emotiva, che richiama l’esperienza nutritiva ed evacuativa e quella del trovarsi e separarsi.

 

Tirare e spingere: tirare a sé come attrarre e spingere come allontanare. È un gioco che aiuta il bambino a percepirsi come agente, capace di agire nell’ambiente. Affinché il gioco “funzioni” deve essere a disposizione dei bambini un oggetto resistente, ma non troppo.

 

 

Bibliografia

 

  • Aucouturier B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’azione e pratica psicomotoria, Franco Angeli, Milano 2011
  • Aucouturier B.-A. LaPierre, La simbologia del movimento. Psicomotricità ed educazione, ed. Edipsicologiche, Cremona 1978.
  • Cartacci F., Movimento e gioco al nido. Proposte di interazioni sensibili con bambini da 0 a 3 anni, Erickson, Trento 2013.
  • Nicolodi G., Maestra guardami, Csifra, Bologna 1992.
  • Vecchiato M., Il gioco psicomotorio. Psicomotricità psicodinamica, Armando, Roma 2007

 

Qui puoi leggere l’articolo in pdf

Per chi fosse interessato, propongo percorsi di psicomotricità educativa presso Nidi e Scuole dell’infanzia. Per saperne di più